San Nicola

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San Nicola


La chiesa di San Nicola da Bari, oggi sconsacrata, un tempo rappresentava il primo degli edifici sacri che si incontravano entrando a Blera da Porta Romana. Un edificio storico segnato dalle varie epoche, trasformatosi nel corso dei secoli da chiesa in asilo infantile, sala cinematografica (cinema Italia), serbatoio idrico posto all’interno del campanile, e poi, in tempi ancora più recenti, in sala destinata ad attività museali e culturali. Ed è probabilmente quest’ultima funzione, ad aver permesso all’edificio di essere apprezzato dai visitatori, e al contempo conservato in tutta la sua bellezza.

Una struttura risalente all’epoca altomedioevale, modificata nel XII secolo mantenendo l’impianto originario a navata unica absidata, all’interno della quale restano scarsi frammenti della decorazione medioevale. Nella successiva fase edilizia rinascimentale l’edificio è stato sopraelevato, coperto con tetto a due falde sostenuto da capriate e nuovamente decorato con affreschi databili tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento.
La chiesa venne dedicata fin dalle sue origini a San Nicola, ovvero a colui che è considerato il terzo santo protettore di Blera, dopo i SS. Vivenzio e Sensia. Testimonianza della fede in questo Santo, è documentata già negli statuti comunali risalenti al 1515-1550, che, come incipit riportano proprio una invocazione religiosa rivolta ai patroni locali.
Le pitture murali superstiti, inquadrate da fregi decorativi a grottesche, risalgono ad età rinascimentale e sono attribuiti ad un gruppo di artisti della provincia viterbese, che faceva capo ad Antonio del Massaro, detto “il Pastura”. In prossimità dell’altare si trova la rappresentazione di una Madonna con Bambino e Santi vescovi la cui conservazione è piuttosto compromessa; nella nicchia dell’altare a sinistra è raffigurato Santo Stefano, mentre nella nicchia di destra si trova l’affresco più integro, che rappresenta Cristo fanciullo con il vessillo della Resurrezione sopra un tabernacolo di pietra a forma di tempietto ai cui lati si trovano due angeli. Anche sulle restanti pareti, sia di destra che di sinistra, si trovano dipinti cinquecenteschi relativi agli altari laterali: la Madonna di Loreto tra santi vescovi e la Madonna con Bambino tra San Francesco e Sant’Antonio Abate e inoltre un’iscrizione dipinta in memoria di un cavaliere amerino che fu sepolto nella chiesa nel 1535.
All’esterno, sul muro prospiciente Via Roma, sono inseriti diversi reperti archeologici provenienti dal territorio, tra cui meritano menzione il frammento di sarcofago marmoreo raffigurante un corteo funebre, visibile sopra il portale di ingresso, le iscrizioni antiche e un bassorilievo marmoreo gladatorio inglobati nella muratura per iniziativa del Direttore generale delle Antichità e Belle Arti G. F. Gamurrini nel 1882.
La chiesa fu in funzione fino al 1870, anno in cui cessò di essere luogo di culto poiché le autorità statali vietarono definitivamente le sepolture all’interno della città, apponendo sigilli ai sepolcri delle chiese di Santa Maria e di San Nicola.
Quando tra il 1987 e il 1994 l’amministrazione comunale eseguì il restauro dell’edificio, in occasione di alcuni scavi, apparve evidente che San Nicola, come la parrocchiale Santa Maria, era stata utilizzata per semplici sepolture a fossa scavate sotto il pavimento. E fu anche grazie al restauro di quegli anni che all’edificio fu restituito il suo aspetto cinquecentesco, e si riuscì a recuperare una parte del pregevole ciclo di affreschi che decorava l’interno e che ancora oggi è possibile ammirare.


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