Ponte del Diavolo

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Ponte del Diavolo


Tra i resti dell’antica consolare Via Clodia, presenti nel suburbio blerano, si trova ancora oggi il Ponte del Diavolo risalente al I sec. a.C., che rappresenta senza dubbio una delle opere architettoniche risalenti a quell’epoca tra le più suggestive della zona. Con tre arcate in opera quadrata di blocchi di peperino estratti dalla vicina cava, il ponte consentiva, e ancora oggi consente, di scavalcare il corso del Torrente Biedano.

L’arco centrale ha una luce di oltre dieci metri e quelli laterali di circa tre metri. La larghezza originaria del ponte era di quasi cinque metri. Quest’opera, così imponente e affascinante, impressionò all’epoca del suo viaggio in Etruria, anche lo scrittore e artista George Dennis che lo visitò nel 1842, accompagnato dal conte Pietro Bruno di San Giorgio-Tornaforte. Il viaggiatore inglese, nel suo libro The cities and cemeteries of Etruria, dedicò al monumento un’ampia e appassionata descrizione. Agli inizi del secolo scorso, nel periodo bellico della Prima guerra mondiale, il ponte fu oggetto di un importante restauro, documentato dall’epigrafe ancora in loco, curato dalla Soprintendenza, e che probabilmente ne ha garantito la conservazione fino ad oggi.


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